Territori liberi, il miglior atto di giustizia per Berta Cáceres.

A 4 anni dal vile assassinio di nostra sorella.

QUI l’originale in spagnolo

Oggi si compiono 4 anni dal vile delitto contro nostra sorella Berta Cáceres. Questo crimine fu pianificato dai padroni dell’impresa DESA costruttrice del Progetto Idroelettrico “Agua Zarca”, nella comunità Lenca di Rio Blanco e fu possibile solamente grazie al collegamento con le forze repressive dello Stato dell’Honduras, che parteciparono alla persecuzione politica, sorveglianza e criminalizzazione di Berta. 

Questo crimine rappresenta il piano per tentare di distruggere la lotta territoriale e volta ad organizzare la rifondazione dell’Honduras, capeggiata da Berta Cáceres, e per cercare di seminare la paura tra le attiviste e attivisti del Paese. Ciò nonostante la sua lotta non cessa di rigermogliare in migliaia di espressioni degne di resistenza del popolo honduregno.  

È dal giorno seguente al suo assassinio che ci siamo proposti come COPINH, familiari ed organizzazioni, di costruire la giustizia per lei, sfidando l’impunità strutturale del Paese, complice degli attacchi al popolo e della sua persecuzione politica. Questo processo ha cercato di sostenere una battaglia che andasse oltre la disputa legale, intensificando la lotta in difesa dei territori minacciati da progetti idroelettrici, minerari, di produzione energetica, privatizzatori delle spiagge ed invasori dei territori indigeni, garífunas e contadini. 

Grandi sforzi ha comportato alla nostra organizzazione indigena di base, lottare perché siano attribuite le responsabilità alle persone e alla struttura criminale che han commesso il delitto. Il ruggito mondiale di giustizia ha comunque permesso, a distanza di 4 anni, di ottenere il giudizio per 7 persone vincolate alla paternità materiale dell’assassinio e avviare un processo contro David Castillo, autore intellettuale. Malgrado ciò, il processo per riconoscere la responsabilità del presidente di DESA, il signor Castillo, è accompagnato da grande incertezza. Nonostante la quantità di prove, abbiamo dimostrato che un cerchio d’impunità si eleva per proteggere gli autori che hanno nel crimine le massime responsabilità. 

Pienamente abbiamo avvalorato e denunciamo che lo Stato dell’Honduras, repressore e violatore dei diritti umani, non vuole perseguire i membri della famiglia Atala Zablah: Daniel Atala Midence, Jacobo Atala Zablah, José Eduardo Atala Zablah e Pedro Atala Zablah, impresari responsabili delle decisioni relative all’assassinio di Berta Cáceres. 

È per questo motivo che nel processo di ricerca di giustizia, il COPINH e quanti siamo parte in causa, ci proponiamo un percorso di giustizia più vasto, che vada a proteggere direttamente il diritto dei popoli ad essere consultati in modo preventivo, libero ed informato; a indagare e denunciare le imprese che, come DESA, partecipano alla persecuzione e violazione dei diritti delle comunità; a costruire un Honduras di giustizia, democrazia e pace con smilitarizzazione. 

È un imperativo del COPINH e della lotta che va oltre le ragioni strutturali che causarono il delitto: il razzismo, il negato rispetto al diritto di consultazione delle comunità indigene e il mancato rispetto dell’autonomia dei popoli. 

Continueremo dunque a lottare per tutte le nostre giustizie, a partire dai nostri corpi e territori. Per la libertà, per il futuro che merita il popolo honduregno. 

Berta Vive, la lotta continua!

Acque Libere, Popoli Liberi!

Traduzione di Adelina Bottero