Uccide più donne la violenza subita dal partner che non il cancro, gli incidenti stradali o le guerre
In Italia sono 10 milioni le donne vittime di abusi sessuali -riporta l'Istat: tuttavia secondo l'Istat è bassa la percentuale di donne vittime di violenza che hanno denunciato l'accaduto e il sommerso resta altissimo. I dati dicono che tra il 1997 e il 2002 sono diminuite le molestie fisiche sessuali, le telefonate oscene, il tentato stupro e i ricatti sessuali verificatisi al momento della ricerca del lavoro, mentre restano invariati i dati inerenti al numero delle vittime di stupro e dei ricatti sessuali per avanzamento di carriera o per il mantenimento del posto di lavoro. Una donna su tre, almeno una volta nella vita, avrebbe subito violenza e l'abuso da parte dei compagni investe circa il 20-25 per cento delle donne dell'Unione Europea.
Segnali positivi si intravvedono, ma le donne continuano a essere vittime di violenze inaudite, a vedersi negati in molte parti del mondo i più elementari diritti umani. "Attualmente sono 89 gli stati che hanno adottato legislazioni contro la violenza domestica, quasi il doppio del 2003 quando erano solo 45 i paesi con norme al riguardo. Inoltre, il Fondo Onu contro le violenze sulle donne quest'anno ha a disposizione 3,5 milioni di dollari, due volte la somma del 2005 e quattro volte quella del 2004" – riporta l'Unifem, il Fondo dell'Onu per la donna. "Queste due tendenze positive non sono indipendenti" – si legge in un comunicato della direttrice esecutiva dell'Unifem, Noeleen Heyzer. "Ora la sfida più grande è sostenere gli Stati affinchè adottino realmente queste leggi" – ha spiegato la Heyzer, ma per farlo servono soldi. "Le risorse esistenti sono ben lungi dall'essere sufficienti", ha detto ancora, e "senza risorse anche la più determinazione più forte resta solo una buona intenzione".
Amnesty International ha reso note 14 richieste ai governi per fermare lo scandalo mondiale della violenza domestica che "nonostante la dimensione mondiale e la gravità del fenomeno, nella stragrande maggioranza dei paesi lo Stato e la società nel suo complesso non è riconosciuta come una violazione dei diritti umani e per questo non attuano strategie adeguate per contrastarla. E "spesso, anche laddove esistono leggi, esse non vengono applicate o non sono sostenute da adeguati finanziamenti e corsi di formazione per il personale addetto" – nota l'associazione. I dati raccolti da Amnesty International, nel corso della sua campagna “Mai più violenza sulle donne”, sono agghiaccianti e rivelano una dimensione sconcertante del fenomeno anche in paesi “insospettabili”: in Francia una donna muore ogni 4 giorni a seguito di percosse da parte del partner (ricerca condotta nel 2005); nella Federazione russa, ogni ora una donna muore per mano del partner o ex-partner (ricerca condotta nel 2005); in Spagna, nel 2004, 72 donne sono state uccise dai loro partner o ex partner; in Svezia, nel 2003, sono state registrate 22.400 denunce di violenza sulle donne, di cui circa la metà si è stimato che fosse stata compiuta da partner o ex-partner.
E Save the children denuncia che "la comunità internazionale sta continuando a dimenticare oltre 120.000 bambine impiegate come soldati nel mondo. L'associazione rinnova un allarme lanciato circa un anno fa attraverso il rapporto "Le vittime dimenticate dalla guerra: le bambine nei conflitti armati": di circa mezzo milione di minori oggi impiegati negli eserciti regolari e nei gruppi armati di opposizione in 85 paesi., oltre 300.000 prendono parte ai combattimenti in 35 paesi e di questi circa il 40% è rappresentato da bambine. Il fenomeno raggiunge dei numeri impressionanti in alcuni paesi come l’Uganda, dove si stima ci siano circa 6.500 bambine soldato, rapite dai ribelli del Lord Resistance Army (33% del numero totale dei minori combattenti del Paese); la Repubblica Democratica del Congo, dove sarebbero ben 12.000 le bambine ancora associate con le forze armate; lo Sri Lanka, dove 21.500 ragazze sarebbero coinvolte nel conflitto armato in corso (43% del totale dei bambini soldato del Paese). [GB]