Guardare è un modo di domandare, diciamo noi zapatisti e zapatiste.
O di cercare…
Quando si guarda nel calendario e nella geografia, per quanto lontano siano l’uno e l’altra, si domanda, si interroga.
Ed è guardare dove l’altro, l’altra, l’altro appare. Ed è guardare dove questo altro esiste, dove si scorge il suo profilo come strano, come alieno, come enigma, come vittima, come giudice e boia, come nemico… o come compagn@.
È guardare dove si annida la paura, ma anche dove può nascere il rispetto.
Se non impariamo a guardare il guardarsi dell’altro, che senso ha il nostro guardare, le nostre domande?