Honduras, il reality della dittatura

14 giungo: Dopo otto ore di udienza, la Corte di Santa Barbara, in Honduras, ha dovuto riconoscere ieri  omeriggio che le accuse nei confronti di Bertha Caceres non poggiavano su solide basi investigative. Gli avvocati della difesa avevano chiesto lachiusura del processo, mentre è stata riconosciuta solo una sospensione. Bertha conserva così la possibilità di viaggiare all’estero. Tocca alla Procura della Repubblica dimostrare che -effettivamente- la coordinatrice generale dell’organizzazione indigena Copinh trasportasse armi sulla propria auto, al momento dell’operazione dell’esercito in cui venne detenuta, a fine maggio. Resta il “caso politico”
Il 13 giugno va a processo Bertha Caceres, leader indegena del Copinh. L’accusa è possesso di armi da fuoco, in realtà è stata fermata durante una manifestazione pacifica contro la costruzione di una centrale idroelettrica. Più volte in Italia, nel 2012 ha ricevuto in Germania il premio “Shalom”
di Luca Martinelli – 12 giugno 2013

In un Paese governato da una dittatura “perfetta” (cioè uscita da irregolari elezioni), un’attivista per i diritti umani domani va a processo, sulla base di un’accusa totalmente inventata. Lei si chiamaBertha Caceres, ed è la Coordinatrice generale del Copinh, organizzazione indigena honduregna, nonché una delle personalità più in vista della resistenza al golpe infinito, quello che dall’estate del 2009 ha preso il posto della già fragile democrazia nel piccolo Paese centroamericano.
Né cubana, né cinese, ai media italiani non interessa ciò che domani potrebbe accadere a Bertha. Interessa a me, però, che conosco Bertha da dieci anni, e da altrettanti (insieme al Collettivo Italia Centro America) accompagno le azioni del Copinh, Consejo Cívico de Organizaciones Populares e Indígenas de Honduras (Consiglio civico di organizzazioni popolari e indigene di Honduras).
Manifestazioni sempre popolari e pacifiche, ma radicali e di massa. Dalle occupazione di strade e di terre ai girotondi fino a cingere il Parlamento del Paese.
Ecco perché non posso credere all’accusa che parla di “possesso d’arma da fuoco”, e descrive Bertha come una persona capace addirittura di mettere a rischio la sicurezza nazionale del Paese.
Accuse che potrebbero portare a una condanna fino a 6 anni di carcere.  continua>>>