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A Milano, il 9-10 ottobre, la 4ª Sessione del Tribunale Internazionale degli Sfratti

Tribunale Internazionale degli Sfratti

Giovedì 9 e venerdì 10 ottobre Milano sarà la capitale delle « Giornate mondiali Sfratti Zero » 2014 grazie alla 4ª Sessione del Tribunale Internazionale degli Sfratti (Tribunal International des Evictions, TIE), emigrata quest’anno da Ginevra nella capitale lombarda per centrare il focus del dramma abitativo accentuato dalle politiche di austerità dell’Unione Europea.

La sessione del TIE, ospitata presso il Residence Sociale Aldo Dice 26×1 ricavato nel palazzo ex Alitalia di Sesto S. Giovanni, occupato da sfrattati e senzatetto dal marzo scorso, si tiene infatti in concomitanza con l’incontro dei ministri europei della coesione sociale che si svolge in questi giorni a Milano, ai quali saranno consegnate le « Raccomandazioni » redatte da un Giurì internazionale che sta esaminando i casi di sfratto pervenuti.   continua>>>

Honduras: Repressione inarrestabile contro opposizione politica e movimenti indigeni

Attentati contro membri del Partito Libre, la Resistenza e il popolo Lenca 1376

Tegucigalpa, 27 maggio (LINyM)-. Gli attentati del 24 e 25 maggio contro attivisti e membri della resistenza honduregna, del partito Libre (Libertà e Rifondazione) e delle comunità indigene Lenca che lottano contro il progetto idroelettrico “Agua Zarca”, hanno provocato due morti – Irene Meza e William Jacobo Rodriguez – e vari feriti, tra cui Plutarco Bonilla, infaticabile lottatore contro il colpo di stato del 2009.

In un comunicato pubblicato lunedì 26 maggio, il Copinh (Consiglio Civico delle Organizzazioni Popolari e Indigene dell’Honduras) ha denunciato che, dopo la conclusione di un’importante assemblea indigena nel municipio di San Francisco Opalaca, alcuni impiegati dell’ex sindaco Soccorro Sánchez hanno aperto il fuoco contro Irene Meza e Plutarco Bonilla, entrambi militanti del partito Libre, del FNRP (Fronte Nazionale di Resistenza Popolare) e simpatizzanti del Copinh. Continua a leggere

Subcomandante Marcos annuncia: “abbiamo deciso che Marcos smetterà di esistere oggi”

Orsetta Bellani (Foto: O.B.)

Smette di esistere il subcomandante insurgente Marcos. Gli zapatisti hanno scelto di distruggerlo, come durante l’insurrezione del gennaio 1994 avevano deciso di crearlo. Negli ultimi 20 anni, l’Ejército Zapatista de Liberación Nacional (EZLN) è cambiato profondamente e non ha più bisogno del personaggio chiamato “Marcos”, che era una manovra – dice il subcomandante – utilizzata dalla saggezza indigena per distrarre, e per sfidare la modernità nel campo dei media e della comunicazione, uno dei suoi principali bastioni.

 “Chi ha amato e odiato il SupMarcos ora sa di aver odiato e amato un ologramma. I suoi amori e odi sono stati, quindi, inutili, sterili e vuoti”.

Lo ha dichiarato sabato scorso lo stesso subcomandante Marcos, davanti a 2mila 200 zapatisti, ai media liberi e indipendenti – esplicitamente convocati dal leader – e a circa 800 aderenti alla Sexta (simpatizzanti del EZLN), arrivati in carovana da tutto il Messico. Riuniti nel campo di basket del Caracol de La Realidad, sede del governo autonomo zapatista nelle viscere della Selva Lacandona, hanno atteso la sua apparizione sotto una pioggia notturna e leggera.

Marcos era già comparso, inaspettatamente, in una cerimonia che si è svolta durante il pomeriggio nello stesso Caracol, con il suo cavallo e la sua pipa, insieme agli uomini e alle donne della Comandancia General del Ejército Zapatista de Liberación Nacional (CCRI). Si trovavano alla Realidad per un omaggio a José Luis Solís López, da tutti conosciuto come Galeano, base d’appoggio e maestro del EZLN, votán durante la Escuelita Zapatista, sergente, videoconferenziere, consigliere autonomo e candidato a membro della Giunta di Buon Governo.

Galeano è stato ucciso il 2 maggio scorso durante un attacco al Caracol de La Realidad, realizzato da integranti del Partido Acción Nacional (PAN), del Partido Verde Ecologista de México (PVEM) – di cui fa parte Manuel Velasco Coello, governatore dello Stato del Chiapas -, e della Central Independiente de Obreros Agrícolas y Campesinos Histórica (CIOAC-H), organizzazione che in precedenza aveva già attaccato le basi del EZLN e che gli zapatisti considerano “paramilitare”. Persone di tutto il pianeta si sono strette attorno all’EZLN e alla famiglia di Galeano, e tra il 18 e il 24 di maggio sono state organizzate azioni di solidarietà in varie città del Messico e del mondo.

“Vogliamo giustizia, non vendetta. I paramilitari sono dei poveretti, manipolati e ingannati dai progetti che gli offre il mal governo”, ha dichiarato il subcomandante insurgente Moisés durante il suo intervento di fronte alle basi d’appoggio dell’EZLN e agli aderenti della Sexta.

“La nostra rabbia è contro il capitalismo, non contro chi viene ingannato dal capitale. Siamo qui per accompagnare Galeano e investigare sulla sua morte. Non dobbiamo calmare la nostra rabbia con gli arresti fatti dal governo del Chiapas; sono un travestimento, non sono giustizia, vengono fatti perché voi della Sexta mettiate a tacere la vostra rabbia”, ha insistito il subcomandante Moisés.

Il leader indigeno ha attribuito la responsabilità dell’omicidio al presidente messicano Enrique Peña Nieto e al governatore dello stato del Chiapas Manuel Velasco Coello, e a Florinda Santis, segretaria del PAN di Las Margaritas (il municipio “ufficiale” in cui si trova il Caracol della Realidad), a Luis H. Alvarez, commissario per la pace in Chiapas, e a Carmelino Díaz López.

Il subcomandante Moisés ha accompagnato Marcos mentre leggeva il suo comunicato con voce emozionata, la notte di sabato, davanti a un pubblico silenzioso e stupito. Il subcomandante ha parlato del razzismo di una “certa sinistra” che si considera rivoluzionaria, e che nei primi giorni dell’insurrezione indigena lo ha messo al centro dell’attenzione perché meticcio. È stato creato il culto dell’individuo e dell’avanguardismo ladino che, secondo il leader del EZLN, non è più necessario in un movimento che crede nel potere dal basso e nel “comandare ubbidendo”, e la cui dirigenza non è più meticcia ma indigena.

“Non abbiamo ingannato nessuno de abajo. Non nascondiamo di essere un esercito, con la sua struttura piramidale, il suo centro di comando, le sue decisioni dall’alto in basso. Non per darci le arie da libertari o per moda neghiamo quello che siamo”, ha ammesso Marcos dal palco centrale del Caracol de La Realidad. “Siamo convinti che per ribellarsi e lottare non sono necessari leader,caudillos, messia o salvatori. Per lottare servono solo un po’ di pudore, dignità e molta organizzazione”.

Esce così di scena uno dei più grandi leader sociali della fine del secolo scorso, con la umiltà e l’ironia che ha caratterizzato le sue lettere, comunicati, racconti, apparizioni e sparizioni pubbliche. Dopo 20 anni, il personaggio ribelle e romantico creato dalla mitificazione mediatica ha deciso di sparire, con un annuncio ai media non commerciali e alla sua gente, incredula e commossa.

“Non ci saranno quindi case-museo o targhe di metallo nel luogo in cui sono nato e cresciuto”, ha assicurato Marcos. “Non ci sarà chi vivrà di essere stato il subcomandante Marcos. Non verranno ereditati il suo nome né il suo incarico. Non ci saranno viaggi “all inclusive” per dare conferenze all’estero. Non ci saranno cure in ospedali lussuosi. Non ci saranno vedove né eredi. Non ci saranno funerali, onori, statue, musei, premi, né qualsiasi altro cosa il sistema fa per promuovere il culto all’individuo e sminuire il collettivo”.

Intorno al palco della Realidad, la gente applaude, intona cori, alcuni piangono.

Marcos lascia il suo posto al collettivo, agli integranti del EZLN che il 21 dicembre 2012 hanno marciato silenziosamente a San Cristóbal de Las Casas, salendo uno a uno sul palco con il pugno alzato, per mostrare la centralità di ogni individuo nella lotta.

“Pensiamo sia necessario che uno di noi muoia perché Galeano viva”, scrive il subcomandante. “Abbiamo quindi deciso che Marcos smetta di esistere oggi. E in fondo, capirete, non se ne va chi non c’è mai stato, né muore chi non ha mai vissuto”.

Versión en castellano: http://www.sobreamericalatina.com/?p=1005

Misura cautelare coercitiva nei confronti di Claudio

E’ stata notificata qualche giorno fa a Claudio una misura cautelare coercitiva a seguito di un procedimento penale in corso riguardante l’iniziativa di lotta messa in atto dal movimento il 26 Marzo a Novi Ligure.

Il Pubblico Ministero che segue l’inchiesta, basandosi sulla relazione a dir poco fantasiosa redatta dai Carabinieri di Novi Ligure, ha richiesto al Giudice per le Indagini Preliminari l’applicazione della misura cautelare del divieto di dimora (e transito) nel territorio dei Comuni di Arquata Scrivia, Serravalle Scrivia, Novi Ligure, Pozzolo Formigaro, Gavi, Carrosio, Voltaggio e Fraconalto. Praticamente tutti i Comuni direttamente interessati dai cantieri del Terzo Valico, compresa “la sua” Arquata dove Claudio è uno dei militanti, da sempre in prima linea, del comitato locale contro la costruzione del Terzo Valico. Chiunque conosca Claudio sa del suo legame e del suo amore per Arquata dove ha vissuto dalla nascita fino ai ventitré anni e dove ancora oggi vivono i suoi genitori.  continua>>>

E’ Stato morto un ragazzo – il docufilm su Federico Aldrovandi

acadhttp://youtu.be/6nYOfKLGsuI

La tragica storia di Federico Aldrovandi, morto e ucciso a Ferrara il 25 settembre 2005 da quattro poliziotti. Il film ricostruisce la vicenda giudiziaria e la ricerca coraggiosa dei genitori del ragazzo verso la verità. I responsabili della morte sono stati condannati in via definitiva dalla corte di cassazione a 3 anni e sei mesi di carcere.
Il documentario ha vinto il Bari Bifest 2010 come miglior documentario e il David di Donatello 201. E’ stato presentato in anteprima a Venezia 67, Mostra del cinema di Venezia Giornate degli Autori.
La regia è di Filippo Vendemmiati, fotografia di Marino Cancellari, montaggio di Simone Marchi, musiche di Valentino Corvino, consulenza testi Massimiliano Briarava Cossati e Donata Zanotti

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HONDURAS – Il Caso Berta Caceres (COPINH): il collasso dello stato di diritto in Honduras

itaVenerdì 20 settembre 2013 il pubblico ministero del Tribunale de La Esperanza, Intibucá, Honduras, ha ordinato l’arresto preventivo per Berta Caceres Flores, coordinatrice del Copinh, organizzazione indigena lenca, nell’ambito di un processo istruito a seguito della denuncia delle imprese che stanno costruire una diga e una centrale idroelettrica sul fiume che fornisce acqua alle nella comunità di Rio Blanco, le multinazionali DESA e Sinohydro. E domani, 25 settembre, dovrebbe essere emesso l’ordine di cattura nei suoi confronti.

Il Collettivo Italia Centro America considera che il processo intentanto da Desa e Sinohydro sia “politico”, perché le comunità indigene della zona e il Copinh, che non sono stati consultati secondo quanto dispone le Convenzione 169 dell’OIL, ratificata dall’Honduras nel 1995, sono in lotta contro il progetto, e da sei mesi occupano pacificamente e in modo continuativo la strada che conduce al cantiere.

Le manifestazioni e l’opposizione hanno già causato due morti tra gli indigeni della regione di Rio Blanco.

Per il momento, il processo ha coinvolto Berta ed altri due membri del Copinh, Tomás Gómez Membreño e Aureliano Molina Villanueva, mentre si preparano altre denunce a carico di rappresentanti dell’organizzazione.

Vi chiediamo di firmare l’appello a sostegno del Copinh (lo leggete qui sotto, potete aderire inviando una mail con il vostro nome e cognome (o il nome dell’organizzazione all’indirizzo honduras@puchica.org), che verrà in seguito inviato al ministero degli Esteri italiano, e invitiamo chi può farlo a sostenere – attraverso il Collettivo Italia Centro America- le spese legali sostenute dal Copinh, con un versamento sul conto corrente bancario intestato al Collettivo Italia Centro America è IT64 G050 1801 6000 0000 0127 111 (presso la filiale di Milano di Banca Popolare Etica). La causale è “Solidarietà Copinh”

Collettivo Italia Centro America Continua a leggere

Convocatoria incontro di formazione per gli accampamenti di osservazione in Honduras

logoIl 26-27 ottobre a Napoli avrà luogo l’incontro formativo per chi ha intenzione di partire per gliaccampamenti d’osservazione dei diritti umani in Honduras. 
Chiediamo la piú amplia diffusione, in considerazione anche della grave situazione del paese e dell’importanza che dai movimenti di base e’ stata riconosciuta alla presenza internazionale.

L’incontro inizia sabato 26 ottobre ore 15, e termina la domenica 27 ottobre pomeriggio ore 18

L’incontro si svolgerà presso l’Ex convento delle teresiane, ora “giardino liberato” sito in salita San Raffaele n 3, quartiere materdei, Napoli.

Programma dell’incontro formativo:

  • introduzione generale: contesto storico, economico, politico attuale, il FNRP ed altri attori nel paese
  • movimenti popolari in Honduras, la strategia e filosofia degli accampamenti di osservazione
  • Requisiti per essere campamentisti
  • Ruolo dei campamentisti, obiettivi
  • Situazione legale
  • Cosa fare durante la presenza nel campamento
  • Regole per i campamentisti: coordinamento del campamento, cosa non fare, comportamenti da evitare, come comportarsi in situazioni di emergenza
  • cosa portarsi
  • aspetti di salute (vaccini prima di partire)
  • assicurazione
  • all’arrivo in Honduras dove andare…
  • al ritorno dall’Honduras…..

Saranno presenti campamentisti rientrati per condividere la loro esperienza.

Per dormire portate un sacco a pelo ed ev. anche dei materassini.

Per i pasti sono necessari un piatto, un bicchiere e delle posate.

vi preghiamo di comunicarci la vostra partecipazione al piú presto
per ulteriori informazioni contattateci:
Carlo, 346 6321587

Maria, 347 1042633

Thomas, 339 1597004

piú informazioni sui campamenti:

http://www.puchica.org/campamenti/

http://campamentoshonduras.blogspot.com/

 

No Tav. Conferenza stampa sugli scontri del 19/20 luglio: la democrazia è in pericolo

Giornata pesante quella appena trascorsa: 124 fermati ai posti di blocco che hanno cinto la Val di Susa democraticamente d’assedio, ore prima che la annunciata marcia notturna avesse luogo, 9 fermi in attesa di convalida e decine di feriti che in mattinata han trasformato il Presidio di Venaus in ospedale da campo.

Il movimento No Tav ha risposto ai democratici accadimenti della notte con una conferenza stampa, indetta per oggi 20 luglio alle 15.00 al Presidio Gemma delle Alpi di Susa. Presenti Guido Fissore, Nicoletta Dosio, Marta – fermata e rilasciata – e Francesco Richetto.

È l’ennesimo episodio di violenza perpetrato a danno di persone che si recavano a protestare contro la zona rossa richiesta dal Prefetto di Torino e che di fatto espande i già ampi confini del cantiere-fortino della Val Clarea (dove hanno luogo i lavori per il tunnel geognostico per il progetto del tunnel della NLTL – Nuova Linea Torino Lione, ultima dizione di quella che doveva essere la tratta ad Alta velocità passeggeri prima, merci poi, Alta velocità prima, Alta capacità poi, N.d.R.). La prima a prendere la parola è Nicoletta Dosio, ferma nella denuncia dei pestaggi che han colpito a decine i manifestanti mentre indietreggiavano e cercavano una via di fuga in mezzo al fumo dei lacrimogeni. “Sventurata la terra che ha bisogno d’eroi” sostiene Bertolt Brecht, che N.D. cita dicendo: “La nostra terra purtroppo ha ancora bisogno di eroi” e gli eroi sono i ragazzi arrestati che pur di lasciare arretrare, uomini, donne, anziani e più giovani si sono sacrificati per la loro fuga subendo il pestaggio e l’arresto.   continua>>>

Il più folle spreco di denaro pubblico di sempre

FIRMA LA PETIZIONE qui: https://secure.avaaz.org/it/italy_no_f35_c/?dYEXcfb

 A Renzi, Epifani e a tutti i parlamentari italiani:

In quanto cittadini italiani vi chiediamo di fermare subito l’acquisto dei caccia F-35. Questa enorme spesa è inaccettabile considerate le risorse necessarie ad affrontare la crisi sociale e di occupazione del nostro paese. Questi aerei hanno inoltre problemi tali da aver spinto paesi come Canada, Danimarca e Turchia a riconsiderare i riespettivi acquisti. Vi chiediamo di fare lo stesso e di usare quel denaro per contribuire a far uscire l’Italia dalla crisi.

Solenne STOP della Sapienza al MUOS di Niscemi

Solenne STOP della Sapienza al MUOS di Niscemi

 ROMA – “Il campo elettromagnetico (EM) irradiato dal MUOS può produrre effetti biologici sulle persone esposte; interferenze elettromagnetiche in apparecchiature elettroniche, strutture aeroportuali e aeromobili; effetti sulla biocenosi e sulla fauna del Sito d’Importanza Comunitaria (SIC) Sughereta di Niscemi”.

Ad affermarlo il docente universitario Marcello D’Amore, perito nominato dal Tribunale amministrativo di Palermo che il 9 luglio dovrà decidere sul ricorso presentato dal Ministero della difesa contro la revoca delle autorizzazioni ai lavori d’installazione del nuovo sistema di telecomunicazioni Usa, firmata dalla Regione Siciliana il 30 marzo scorso.  continua>>>

Un presidio a Montecitorio per dire no ai cacciabombardieri F35

da http://www.dazebaonews.it/italia/item/19403-un-presidio-a-montecitorio-per-dire-no-ai-cacciabombardieri-f35

Un presidio a Montecitorio per dire no ai cacciabombardieri F35

ROMA – Lunedì 24 giugno dalle ore  18 alle 20  Sbilanciamoci promuove un sit-in a Montecitorio per dire no all’acquisto del cacciabombardieri F35.  Proprio lo stesso giorno, infatti, alla Camera dei Deputati si inizia a discutere una mozione che chiede la cancellazione della partecipazione italiana al programma dei cacciabombardieri F-35 Joint Strike Fighter, firmata da 158 parlamentari di M5S, SEL e PD.

“La campagna “Taglia le ali alle armi”, promossa dalla Campagna Sbilanciamoci!, la Rete Italiana per il Disarmo e la Tavola per la pace, ti invita a scendere in piazza per sostenere questa nuova iniziativa parlamentare e tutte quelle che si renderanno necessarie per bloccare una scelta sbagliata e dannosa”, scrivono gli organizzatori in una nota. “I 14 miliardi di euro per comprare (e gli oltre 52 miliardi per l’intera vita del programma) un aereo con funzioni d’attacco, capace di trasportare ordigni nucleari, possono essere spesi meglio: per creare nuovi posti di lavoro, per finanziare la scuola pubblica, i servizi sanitari e sociali.  Chiediamo ai Deputati di votare la mozione che chiede al Governo di cancellare gli F35”, conclude la nota.