La denuncia del comitato Gettiamo le basi: il sito è stato declassato, la gestione passa alla Regione. Incertezza sui fondi stanziati e per quelli necessari in futuro
di Luca Rojch
LA MADDALENA. Un passato da parco nucleare, un presente da isola alla deriva. La Maddalena guarda forse con nostalgia alla sua storia fatta di stellette e certezze. Di militari e dollari. Il futuro è una nebulosa di promesse tradite. La rinascita da capitale del turismo è rimasta un sogno inespresso. Un’illusione ottica che si riflette nelle due cattedrali abbandonate, l’ex ospedale e l’ex arsenale. I due hotel a 5 stelle che non si sono mai accesi, gli investimenti privati che non sono mai arrivati. E l’ultima beffa per l’isola parco in cui sguazzavano i sottomarini nucleari arriva dal declassamento da Sito di interesse nazionale a Sito di interesse regionale. Non una semplice questione di nomi. Un decreto del ministro dell’Ambiente Corrado Clini inserisce La Maddalena tra una manciata di siti che diventano di interesse regionale. In altre parole la gestione delle bonifiche, ancora da realizzare, passerà nelle mani della Regione.
La denuncia arriva dal comitato Gettiamo le basi, che ha tra le mani il decreto già firmato dal Ministro, ma non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale. «La situazione è gravissima – spiega la portavoce Mariella Cao –. Mi chiedo come sia possibile il declassamento della Maddalena e il trasferimento della gestione e della responsabilità di controllo delle bonifiche dal Governo alla Regione senza che nessuno lo sappia. La politica deve dare segnali di vita e di attenzione. Anche perché si deve definire quale sarà il futuro delle bonifiche».
Non è chiaro se con il trasferimento delle responsabilità verranno salvati gli stanziamenti e gli impegni per il futuro. «Una situazione di estrema incertezza – continua Cao –. Il risanamento di un sito come quello della Maddalena è fondamentale. Anche perché in tutti questi anni ci si è concentrati sulla bonifica dell’ex Arsenale, ancora non portata a termine, ma non si è mai indagato sullo stato di salute dell’altro punto sensibile nell’arcipelago. La base Usa a Santo Stefano in cui per 35 anni ci sono stati i sottomarini a propulsione nucleare. Nulla sappiamo su quel tratto di mare. Se sia stata portata a termine una attività di bonifica, o e se sia necessario un intervento di risanamento». La Maddalena era diventato Sito di interesse nazionale nel 2008 con una ordinanza del presidente del consiglio dei ministri. Erano gli anni del G8 in cui la riconversione dell’isola era la madre di tutte le promesse del governo. Cinque anni dopo rimangono le rovine. Dall’inizio del 2013 sono scomparse anche le procedure accelerate. La corsia preferenziale che dava alle opere da realizzare, legate ancora al mancato G8, una marcia in più. La burocrazia veniva cancellata e gli appalti venivano gestiti in modo diretto dal commissario straordinario, il presidente della Regione Ugo Cappellacci. Ma del progetto grandioso erano rimasti solo i protocolli speciali. I fondi non c’erano, a disposizione solo qualche milionata di euro che serviva al massimo per realizzare progetti preliminari. Ora si affianca anche il declassamento dell’isola, con le bonifiche che vengono affidate alla Regione. «Sulla carta le risorse stanziate non dovrebbero essere cancellate, ma per i futuri stanziamenti, indispensabili per completare le bonifiche, resta la totale incertezza. Difficile credere che una Regione in difficoltà economiche riuscirà a trovare risorse fresche». L’ultimo schiaffo dal governo all’isola che voleva lasciare il passato di stellette e volare verso a un futuro a 5 stelle. Ma La Maddalena vive un presente fatto di decadenza e abbandono con la morte del tessuto imprenditoriale e il turismo rimasto ancora una chimera.