Finanziaria a mano armata, 21 miliardi alla difesa. Italia al settimo posto mondiale come spesa militare

I generali «Un esercito coerente con le ambizioni nazionali»

Manlio Dinucci Il Manifesto 15.11.06

La Finanziaria sarà varata con «i muri maestri intatti», assicura il
ministro Tommaso Padoa Schioppa. Ma dovrebbe essere più preciso: c'è un
muro maestro, quello della spesa militare, che non solo resterà intatto
ma sarà rafforzato.
Il bilancio di competenza della difesa per il 2007 sale a 18.134,5
milioni di euro rispetto ai 17.782,2 del 2006. E' quasi il doppio del
bilancio di competenza dell'università e ricerca ma ancora non basta. Per
questo, ha annunciato il ministro della Difesa Arturo Parisi, sono stati
introdotti nella finanziaria alcuni «correttivi».
L'articolo 113 istituisce un «fondo per le esigenze di investimento
della difesa», destinato a «programmi di investimento pluriennale,
derivanti anche da accordi internazionali», con una dotazione di 1.700 milioni
di euro per il 2007, 1.550 per il 2008 e 1.200 per il 2009: circa 4,5
miliardi in tre anni. Questa è però la punta dell'iceberg della spesa
che l'Italia dovrà sostenere per partecipare a tali programmi.
Solo per il caccia statunitense F-35 Lightning, si è investito oltre un
miliardo di dollari e per l'acquisto di 131 caccia ci vorranno come
minimo altri 11 miliardi che si aggiungeranno ad almeno 7 miliardi di euro
per l'acquisto di 121 Eurofighter Typhoon.
L'articolo 187 istituisce un fondo di 400 milioni di euro per il 2007 e
500 per ciascuno degli anni 2008 e 2009, per «la tenuta in efficienza
dello strumento militare, mediante interventi di sostituzione,
ripristino e manutenzione di mezzi e materiali». In altre parole: poiché aerei,
autoblindo e navi da guerra si usurano soprattutto in missioni tipo
quelle in Afghanistan e Libano, occorrono ogni anno centinaia di milioni
di euro per tenerli in efficienza o sostituirli. Tali fondi non vengono
però prelevati dal bilancio di competenza della difesa ma aggiunti
dalla finanziaria. E, poiché bisogna incentivare l'arruolamento di
volontari, l'articolo 187 autorizza per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009
la spesa di 20 milioni di euro destinati alla «costruzione, acquisizione
o manutenzione di alloggi per il personale volontario delle Forze
armate».
L'articolo 188 autorizza, per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, la
spesa di 1 miliardo di euro per il finanziamento della partecipazione
italiana alle «missioni internazionali di pace». Tali fondi sono però
iscritti non nel bilancio di competenza della Difesa ma in quello del
ministero dell'economia e delle finanze. Se poi occorreranno più soldi di
quelli previsti, «il ministro dell'economia e delle finanze è
autorizzato, con propri decreti, a disporre le relative variazioni di bilancio».
Con questi e altri «correttivi», la spesa militare italiana supera
ampiamente nel 2007 i 21 miliardi di euro, equivalenti a oltre 27 miliardi
di dollari: l'Italia si colloca così come spesa militare al settimo
posto mondiale. Vi sono per di più altre voci di carattere militare
nascoste nelle pieghe del bilancio: tra queste un esborso di circa mezzo
miliardo di dollari per la manutenzione delle basi Usa in Italia; un altro,
non quantificabile, per i programmi previsti dall'accordo militare
italo-israeliano (Legge n. 94/2005).
Così, mentre si effettua una manovra finanziaria che direttamente e
indirettamente grava sulla maggioranza dei cittadini, si accresce la spesa
militare e si pongono tutte le premesse per un suo ulteriore aumento.
Il sacrificio vale però la pena: in tal modo – spiega il capo di stato
maggiore della difesa – l'Italia può avere «capacità di intervento
efficace e tempestivo» nelle aree di «interesse strategico», dai Balcani al
Caucaso, dal Nord Africa al Golfo persico. Ciò è reso possibile da uno
strumento militare «proiettabile» dotato di spiccata capacità
expeditionary coerente col «livello di ambizione nazionale». Ne fanno parte le
forze speciali che, spiega il ministero della Difesa, sono impiegate «in
modalità occulta o clandestina» in «operazioni dirette a conseguire
obiettivi di natura militare, politica, economica o informativa in aree di
difficile accessibilità». Tutto chiaro. Resta solo un dubbio: in quale
capitolo di bilancio è inserito il finanziamento delle operazioni
occulte e clandestine?