Guatemala, genocidio maya: Rios Montt condannato a 80 anni di carcere

Era una sentenza che il Guatemala attendeva da trent’anni e finalmente è arrivata. José Efraim Rios Montt, l’ex generale e dittatore che governò il paese centroamericano tra il 1982 e il 1983, è stato condannato a 80 anni di carcere per il genocidio perpetrato ai danni del popolo Ixil. Il Primo tribunale di Città del Guatemala ha messo nero su bianco ciò che gli indigeni di discendenza maya ripetevano da anni e che la comunità internazionale sapeva già. Dopo mesi di dibattimento e testimonianze che hanno riportato alla memoria episodi efferati, Ríos Montt è stato considerato colpevole in primo grado di crimini contro l’umanità e della morte di 1771 indigeni, considerati dal regime vicini ai guerriglieri. “In quegli anni essere ixil – ha osservato la corte alla lettura della sentenza – era un peccato mortale”. Un verdetto che da solo non può chiudere una delle pagine più buie della storia latinoamericana quando, durante il conflitto armato che insanguinò il Guatemala tra il ‘54 e il ’96, oltre 200mila persone, in gran parte di origine maya, morirono sotto i colpi dell’esercito e di gruppi paramilitari. Ma certamente è un verdetto che riconcilia il popolo guatemalteco con la sua storia e rende giustizia a una delle civiltà più evolute e antiche del continente. Subito dopo la lettura della sentenza, l’ex generale Ríos Montt è stato tratto in arresto e condotto nel carcere della base militare Matamoros. L’avvocato difensore dell’anziano gerarca ha fatto sapere che ricorreranno in appello. Se anche nei prossimi gradi di giudizio la pena dovesse essere confermata, per Montt che di anni ne ha 86 sarà praticamente un ergastolo.

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