[ 25 marzo 2013 ] http://www.greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=21098
Luca Manes, Re:Common per greenreport.it
Al netto di tutta la sua retorica sullo sviluppo e sulla lotta alla povertà, la Banca Mondiale sarebbe profondamente “collusa” con le multinazionali che spesso foraggia con l’abbondante quantità di denaro in suo possesso. Questo ormai è un pensiero molto diffuso, nel Nord come nel Sud del mondo, tra le realtà della società civile globale che chiedono a gran voce una riforma o addirittura una “cancellazione” delle grandi istituzioni finanziarie internazionali. Il tema caldo dell’accaparramento di terre e il ruolo che queste stesse istituzioni giocano per promuovere tale pratica è sempre più dibattuto. Le implicazioni sono molteplici, come dimostra la storia del finanziamento alla società honduregna Grupo Dinant.
A tal proposito, la scorsa settimana un nutrito gruppo di organizzazioni internazionali, tra cui Friends of the Earth International, Global Forest Coalition, Global Initiative for Economic, Social and Cultural Rights e Urgewald ha condannato con durezza una dichiarazione ufficiale con cui la Banca Mondiale ha difeso il suo sostegno alla Grupo Dinant, accusata di violazioni dei diritti umani e dell’assassinio di decine di contadini. Tramite un’agenzia di sicurezza e l’esercito dell’Honduras, la Grupo Dinant dal 2009 avrebbe infatti compiuto una serie di misfatti legati all’accaparramento di terreni agricoli per la produzione di olio di palma, principale attività dell’azienda.
Vari organismi per la protezione dei diritti umani sono in possesso di una consistente documentazione che certifica le responsabilità per questi episodi. Tra questi la Commissione Interamericana sui diritti umani, che ha tenuto un’audizione sulla questione nell’ottobre del 2011. Ciò nonostante il ramo della Banca che presta ai privati (l’International Finance Corporation) nel 2009 ha garantito un prestito di 30 milioni di dollari per il progetto della Grupo Dinant. Almeno metà della cifra sarebbe già stata erogata.
Nelle settimane passate, la World Bank ha ricevuto una petizione firmata da oltre 63mila persone in cui si chiedeva di cessare qualsiasi rapporto con la compagnia, di fatto non sborsando più un dollaro e condannando gli abusi già compiuti. Nel frattempo l’organo ispettivo interno dell’istituzione sta conducendo un’indagine per verificare la fondatezza delle accuse. Per altro, pur difendendo la legittimità del sostegno finanziario accordato alla Grupo Dinant, la stessa Banca ha ammesso che una parte del denaro prestato alla compagnia è stato utilizzato per il training degli esponenti delle forze di sicurezza impiegate in questo arco di tempo.
Un recente rapporto della Ong Rights Action conferma l’uccisione di almeno 88 membri e sostenitori di organizzazioni contadine di base nell’area della valle Bajo Aguan negli ultimi tre anni. Cifre che lasciano senza parole, ma su cui la World Bank dovrebbe iniziare a riflettere. Purtroppo non sembra proprio averne alcune intenzione.