Continua la campagna per la revoca della cooperazione militare tra Italia e Israele.

Mercoledì mobilitazione contro la visita di Olmert in Italia

Roma – Sala piena, gente in piedi, interventi di tutti gli invitati e circa tre ore di discussione. Gli ingredienti per una iniziativa riuscita ci sono stati tutti. A Roma nel pomeriggio di mercoledì 6 dicembre il Forum Palestina ha rilanciato la campagna per la revoca dell’accordo militare Italia e Israele e gli altri obiettivi della manifestazione del 18 novembre pesantemente criminalizzata e oscurata nei suoi contenuti da un killeraggio politico-mediatico decisamente bipartizan.
“Denunciare politicamente e pubblicamente l’esistenza e le conseguenze di questa collaborazione militare tra Italia e Israele, è stato come pestare la coda di una vipera” hanno detto gli organizzatori aprendo la discussione. E’ scattata una reazione durissima dei poteri forti militari, economici e della lobby bipartizan che sostiene a tutti i livelli il rafforzamento delle relazioni tra Italia e Israele a scapito dei diritti dei palestinesi.
“L’embargo dell’Unione Europea e dell’Italia contro i palestinesi è una vergogna, un crimine contro l’umanità che non può essere accettato” è stato ribadito.
La petizione popolare che chiede al governo la revoca dell’accordo militare sta circolando e raccogliendo firme in tutta Italia ben al di sopra delle aspettative. Su questo si costituirà a breve un comitato di garanti e si avvieranno iniziative capillari in tutte le città. Analogamente partirà la campagna “BoicotTelecom. Telefoni rosso sangue” che chiede il disinvestimento dei rilevanti investimenti della azienda italiana sul mercato israeliano per mettere in campo nuovi strumenti di pressione sulle autorità israeliane.
Il primo appuntamento di mobilitazione sarà comunque il prossimo mercoledì 13 dicembre quando il premier israeliano Olmert verrà in visita in Italia per incontrarsi con Prodi, un Prodi reduce da dichiarazioni gravissime sulla rivendicazione dell’ebraicità dello Stato israeliano che mette una lapide sopra le richieste dei palestinesi residenti in Israele o espulsi nei campi profughi del Medio Oriente mentre resta ancora in vigore l’embargo contro una popolazione palestinese già stremata dall’assedio israeliano e che ha visto l’Italia negare il visto di ingresso addirittura ad un ministro palestinese che doveva partecipare ad un convegno in una sala del Senato.
La dichiarata equivicinanza del governo italiano su Palestina e Israele somiglia ormai più alla complicità che ha caratterizzato la politica estera del governo Berlusconi.